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martedì 12 aprile 2011

Educazione Siberiana di Nicolai Lilin

Nicolai Lilin è per certi aspetti il tipico scrittore del nostro tempo: giovane (è nato nel 1980), scrive libri in cui ha un ruolo preponderante l'autobiografia, ha uno stile agile e veloce, si sa pubblicizzare partecipando a e organizzando eventi, essendo presente sul web con un sito e una pagina su Facebook, non disdegnando le apparizioni televisive. In più affianca all'attività dello scrittore quella del tatuatore che sicuramente gli assicura un fascino particolare, decisamente incrementato dalle regole che pone alla base di quest'attività: come si evince dal nome (che lui stesso preferisce traslitterare in questa forma), Nicolai Lilin è slavo e i tatuaggi che realizza si rifanno all'arte del popolo da cui proviene, la comunità Urca.
Gli Urca sono Siberiani, una delle migliaia di culture fiorite in quell'enorme quantità di terra compresa tra la Russia europea, il Caucaso, le steppe dell'Asia Centrale e i limiti estremi della Siberia, terre immense quanto lontane, sconosciute per noi Europei che pure ne siamo i vicini. Un esotico freddo e sconosciuto.

Questa babele affascinante di mondi completamente alieni ha visto fenomeni storici di ogni sorta costringerla a interagire, fino alle immense migrazioni forzate volute dall'Unione Sovietica, e da Stalin in particolare. La comunità Urca, nello specifico, ha vissuto direttamente questi eventi recenti eppure per noi impensabili e incomprensibili: sono Siberiani ma vivono molto più vicino a noi, in Transnistria, stretta terra di confine tra Moldavia e Ucraina che non è né moldava né ucraina. Come Nicolai Lilin che definisce se stesso Siberiano (ed è nato e cresciuto a migliaia di kilometri dalla Siberia) e non Russo, per niente russo, ma nemmeno moldavo e ucraino. Come la Transnistria.
Siberiano e italiano. Nicolai Lilin ha ottenuto la cittadinanza italiana, non perde occasione per esternare parole di profondo elogio per l'Italia e per la sua Costituzione, ha una moglie italiana, vive (e tatua) in Italia.

Prima di arrivare alla sua vita di scrittore in italiano, come abbiamo già detto, per certi aspetti “tipico” scrittore dei nostri tempi, Nicolai Lilin ha avuto un'esistenza decisamente particolare, per noi che viviamo qui e lo leggiamo nella nostra lingua. Una vita che sicuramente ha dato fortissima ispirazione alla sua opera e che lo ha reso l'uomo che è, personaggio decisamente atipico e lontano da schemi semplificativi che possiamo applicare noi in Italia, distanti, distantissimi, dalla comunità Urca come dalla Siberia, come dalla Cecenia.
La vita di Nicolai Lilin è raccontata da egli stesso, che non lesina particolari e si sforza di spiegarci il mondo da cui proviene, mondo che per sua stessa ammissione non esiste più, essendo la comunità Urca uno di quella miriade di popoli e culture della Russia spazzati via e annullati dalla storia recente di quelle terre, dal collasso dell'Unione Sovietica e dall'arrivo frenetico del capitalismo e di fenomeni occidentali in forme che farebbero rabbrividire anche i più comodi e occidentali di noi.
Curiosamente Nicolai Lilin, cresciuto tra gli Urca e poi gettato nel mondo, con esperienze decisamente particolari e quasi inaccettabili, ha trovato un porto sicuro, una ragione per cambiar vita, un motivo per ricominciare in Italia, e in italiano ci avvicina alla sua vita precedente e alla terra da cui proviene, che altrimenti per noi sarebbe state per sempre incognita.

La giovinezza di Nicolai Lilin, dalla nascita fino all'arruolamento nell'esercito, è raccontata in Educazione Siberiana, che racconta l'infanzia e l'adolescenza di quello che per la maggioranza di noi è un ossimoro. Educazione Siberiana racconta l'infanzia e l'adolescenza di un “criminale onesto”.
All’inizio della narrazione (dopo un breve prologo che ci presenta il protagonista adulto e che, finito il libro, vi farà correre in libreria in cerca del libro che tratta dell'esperienza in Cecenia) Nicolai, bambino, ci racconta il suo rapporto con le armi e la ritualità che si nasconde dietro il loro uso, la cura loro riservata e la loro custodia. Questo è il primo scorcio di quella cultura per noi estranea ed inimmaginabile che ci accompagnerà per tutto i libro: leggi, divieti, regole, punizioni e premi, tappe di passaggio e simboli che le identificano ci vengono spiegate mano a mano. Leggendo il libro veniamo informati sull'educazione che si riceveva (essendo ormai scomparsa) all'interno di una comunità Urca, insomma l'educazione siberiana del titolo.
Ci troviamo a Bender, città fluviale della Transnistra dove nel quartiere di Fiume Basso vive la comunità Urca, dividendosi la città con altre comunità, nei curiosi accostamenti frutto della politica sovietica. Fiume Basso è un quartiere retto da regole rigide, fatte rispettare dalla rigida comunità Urca. Una comunità di criminali: la caratteristica fondamentale di questi Siberiani è che per vivere delinquono, in perenne lotta con il governo, nemici giurati perché Russi, ma soprattutto perché corrotti, come corrotta era l'amministrazione sovietica che in nome del comunismo (che Lilin considera morto e sepolto già nel 1922) impediva la libertà dei singoli uomini.
La libertà è il valore sommo della cultura siberiana, pronta a tutto pur di difenderla. Infatti l'autore non esita, nel suo tentativo di spiegarci tutto della cultura da cui proviene, nel raccontarci la sua esperienza (che in certi tratti arriviamo a augurarci un tantino romanzata), a lanciarsi in spiegazioni dettagliate dell'insieme delle regole ferree che vanno rispettate alla lettera dagli Urca. La comunità preserva se stessa e la libertà di quanti ne fanno parte proprio grazie a queste regole e accetta un'inevitabile lotta contro un sistema che non può conciliarsi con essa, il governo sovietico. Per questo delinque, pur vivendo in modo umile e rifiutando la ricchezza, lontano dai fasti delle “culture criminali” cui siamo abituati. Gli Urca, dove peraltro non esistono solo i criminali, lottano per affermare la propria libertà, per continuare a esistere. Una lotta che, come amaramente possiamo notare insieme allo scrittore, in Transnistria è stata persa.

Quella terra dimenticata e lontana (seppur la geografia ci mostra che non è così) è stata definitivamente spezzata dagli eventi successivi alla dissoluzione dell'Urss e la comunità di Fiume Basso, privata per motivi anagrafici delle autorità che la guidavano, si è inevitabilmente dissolta. C'è per questo anche una sfumatura elegiaca nei ricordi dell'autore, una vena di tristezza per un mondo che non esiste più, un mondo duro, ma pieno di valori positivi.
Non possiamo non rimanere spiazzati di fronte a simili asserzioni leggendo il libro e venendo a sapere com'era la vita dei criminali siberiani di Fiume Basso: oltre a regole ferree basate sul concetto di “contaminazione” (mai rivolgersi direttamente a uno sbirro), vengono spiegati frequentissimi rituali che cambiano anche in base al luogo in cui il siberiano viene a trovarsi. Appare pertanto particolarmente sconvolgente e “lontano” da noi il capitolo che tratta dell'esperienza nel carcere minorile. Non volendo accettare di essere informati su una cultura diversa pare che non ci sia minima traccia di valori positivi. Noi invece ne abbiamo trovati parecchi, pur non essendo degli amanti del crimine.
Il libro ha ad esempio il merito di affrontare con estrema sensibilità e in più di un’occasione un tema delicato, quello del rapporto della società con i disabili, e lo fa in maniera così naturale da lasciare il lettore stupito e ammirato dalla bravura dell'autore. A questo punto si rimane commossi dalla delicatezza che si può trovare in un ambiente che si ipotizza duro e crudele come una comunità criminale. In sostanza il maggior merito di Lilin trattando di questo argomento e, più in generale in tutto il libro, e quello di darci uno sguardo nuovo, di cancellare i nostri pregiudizi, di spingerci ad indagare in quelle sfumature di grigio (che in questo caso appare decisamente un grigio scuro) che compongono il nostro mondo. 
Perché se pensiamo a culture criminali ci viene in mente qualcosa di ben definito, frutto del nostro vivere in Italia ed essere cresciuti con film americani sull'argomento, mentre nella comunità di Fiume Basso vediamo operare anche altre e ben diverse dinamiche. Lilin ci apre una finestra sull’altro, su quello a cui, se non avessimo letto questo libro, probabilmente, non ci saremmo mai approcciati.

Tutto questo lo fa con uno stile incalzante, coinvolgente, mai lento, una narrazione corposa ricca di descrizioni e digressioni. Non pensate di trovarvi di fronte a un mattone angosciante, oltre che “malvagio”: Educazione Siberiana è un libro che parla di risse, di accoltellamenti, di omicidi, di indagini per trovare i colpevoli, di vendette, di pistole. Ma è un libro che parla anche di colombi, di cappelli, di barche, di amicizia, di figure paterne e, soprattutto, di tatuaggi.
Per essere concisi, Educazione Siberiana è un libro che parla di storie, di aneddoti e racconti di vita, di una società diversa dalla nostra e a tratti spietata, ma composta da individui, da persone con desideri e sentimenti.
Il nostro giudizio sul romanzo è più che positivo, un plauso in più va a Lilin, figura di scrittore che ci ha stregato: ha scritto e pubblicato direttamente in italiano, lingua che vediamo sa padroneggiare, per meriti suoi oltre che per aiuto degli editor e del correttore automatico di Word. Molto interessante ci è parsa la scelta di dosare gli eventi che hanno portato lo scrittore alla sua attuale vita e che fanno sì che questo libro si interrompa e vada integrato con la lettura del già uscito Caduta libera, in cui viene narrato il periodo trascorso come cecchino nell’esercito russo (e che ci permetterà di conoscere qualcosa di enormemente ignorato da noi come la Cecenia).
Operazione che potrà sembrare una smaliziata scelta editoriale, ma che secondo noi è ben giustificata dalle diverse esperienze che ha vissuto sulla sua pelle questo bravo scrittore, che sinceramente ci sembra ben più che un semplice fenomeno “esotico” e costruito a tavolino.

Stefano P.
Matteo R.

Qui trovate un articolo di critica sfavorevole, mentre in questa pagina c'è una risposta sulla questione della verosimiglianza. In questa intervista invece è l'autore stesso a parlare, esprimendosi anche su altri argomenti.

7 commenti:

Luigi ha detto...

Ammetto la mia ignoranza: nonostante passi molto tempo a leggere (e raramente a comprare) libri nelle librerie, questo "Educazione siberiana" mi era totalmente sfuggito.
In libri del genere il grande dubbio è sempre quello della veridicità, ma devo dire che i link che avete inserito (oltre alla faccia dell'autore) sono piuttosto convincenti.

Più che sul contenuto del libro - che ovviamente non conosco e non posso giudicare - mi vorrei complimentare con voi per la scelta dell'argomento e per il modo in cui lo avete trattato. Oltre ad essere una bella recensione, questo post lancia anche uno sguardo su un mondo che, come dite voi stessi, è geograficamente vicino al nostro, eppure è così diverso che più diverso non si può.

Comunque Lilin, con la sua vita divisa tra esercito, scrittura e tatuaggi, sembra fatto apposta per essere un personaggio di un romanzo

Valeria ha detto...

Come mi piacciono le recensioni dei romanzi! E poi siete stati davvero bravi, ragazzi!

Leggendo, mi sono venute in mente tante domande stupide da farvi. Posso farvele? Tipo: come avete trovato questo libro? ve l'ha consigliato qualcuno o l'avete scovato in qualche libreria o biblioteca? Poi l'avete letto entrambi? ve lo siete scambiato?
Ve l'avevo detto, sono domande stupide!

Per quanto riguarda la trama, è uno di quei libri che probabilmente farei fatica a leggere, ma avrà senz'altro il pregio di raccontare una realtà reale (anche se, com'è giusto che sia, un po' romanzata) e per di più una realtà di cui sappiamo molto poco. Personalmente non avevo mai sentito parlare della Transnistra e per me la Siberia è tristemente legata alle deportazioni russe e niente di più. Venire a sapere qualcosa in più da qualcuno che ha vissuto quei luoghi e ha ricevuto una determinata educazione non può che aprire i nostri piccoli orizzonti di europei occidentali.

Luigi ha detto...

In realtà anche a me era venuto in mente di chiedervi come avete scovato questo libro (anche se credo che, pubblicato da Einaudi, non sia difficile trovarlo)

Sull'intervista di Rolling Stones c'è scritto che la coppia di sceneggiatori de "La meglio gioventù" sta lavorando ad un adattamento cinematografico del libro. La cosa è piuttosto interessante: dal soggetto sembra quanto di più distante ci possa essere da un "film italiano"; potrebbe essere interessante, non trovate? Sono curioso di vedere se il progetto andrà in porto, e come verrà realizzato

Valeria ha detto...

i miei miti che fanno un adattamento cinematografico di questo libro?!? Allora dovrò proprio leggerlo! :P

Matteo R. ha detto...

Il libro è stato acquistato da Stefano, che spesso compra libri, lo ha letto e poi me lo ha prestato, agevolato dal fatto che dormiamo nella stessa camera. Lo ha comprato perché lui si interessa di libri di azione che trattino bene le armi da fuoco: questo nello specifico lo aveva attratto per l'aura esotica e criminale che trasmetteva (anche se come avrete capito dalla recensione poi ci ha trovato anche altro). Io l'ho sfogliato, ci sfogliamo i libri a vicenda, mi sono interessato nonostante parlasse di armi da fuoco, mi ha attratto il fatto che riportasse come illustrazioni i tatuaggi dell'autore e poi sono stato conquistato dallo stile.
Non ce lo ha consigliato nessuno e non ne avevamo mai sentito parlare (nonostante Lilin sia stato intervistato in trasmissioni che seguiamo), è stato solo un caso di bel libro preso a caso. Non siamo stati gli unici, però: Educazione Siberiana è stato un vero e proprio caso letterario, complice forse una recensione positiva di Saviano (e questo modo di aver successo forse sta alla base di alcune critiche negative).
Sì, se ne farà un film, ahimé funziona così in questi anni, appena un libro ha successo, o è diverso dai soliti canoni, se ne fa un film. Spiace che non ci siano più sceneggiatori originali, speriamo in quelli bravi.
Speriamo anche in un bel film, così ancora più gente scopre questo bel libro.
Voi leggetelo, mi raccomando

Unknown ha detto...

Perchè Lilin parla italiano meglio di tutti noi messi insieme? Certe peculiarità di apprendimento linguistico non smetteranno mai di stupirmi.

Comunque come è facilmente immaginabile il libro in questione non è proprio fra quelli che leggerei: se c'è un genere che odio è quello che parla di armi e di criminalità organizzata (sarà per questo che ancora non ho letto Gomorra?), secondo soltanto a quelli che parlano di spionaggio, di politica e di politica militare. Facendomi influenzare dalla recensione mi è venuta voglia di vedere com'è fatto dal suo interno questo libro: forse mi piacerebbe, forse no. Certo che in astratto è davvero molto interessante sotto tanti aspetti, uno fra tanti il fatto che è una storia vera che racconta di una realtà, credo, sconosciuta ai più. Cresciuta nel mio limitato mondo carino d' ovatta, sembra proprio pazzesco che si possa crescere in una società del genere. Sarebbe quantomeno una lettura istruttiva.
Poi Lilin a me sembra proprio un bell' uomo (si può dire? si possono fare questi commenti sui Cojoti?).
Ah, dimenticavo: la questione dei tatuaggi mi sembra interessantissima. Quando mi troverò sottomano il libro la prima cosa che farò sarà guardare le immagini. Secondo me è un aspetto che aggiunge molto al valore del libro. Voglio proprio vedere quello della Madonna con le manette di cui tanto parla Stèfano.

Uff. Scontatamente, non sono molto d' accordo con la scelta di mercato di fare di ogni libro di successo un po' particolare un film. Mi sembra inutile ai fini dell' arte quanto è utile ai fini del guadagno. Ma questa è un' altra storia.

Luigi ha detto...

Sì, capisco che la scelta di fare subito un film è dannatamente commerciale, però oggigiorno l'industria culturale è, appunto, un'industria.
In ogni caso mi interessava, più che la cosa in sé, il fatto che si facesse in Italia un film del genere, molto lontano dai canoni nostrani

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